L'ITALIA NON E' UN PAESE POVERO: DALL'AGIP ALL'ENI
Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Tecnica (2013)
istituto della ENCICLOPEDIA ITALIANA, Treccani ©
di Fabio Catino
Gli albori dell'industria del petrolio in Italia. Prima dell'ENI. Enrico Mattei, il codice genetico dell'ENI. La difesa dell'oro blu di Caviaga. La prima metanizzazione del Paese e l'eredita' del gas. La conquista della petrolchimica. La visione del futuro nella forza del passato. Bibliografia
La prima metanizzazione del Paese e l'eredita' del gas.
La disponibilita' rilevante di metano proveniente dal sottosuolo padano comporto' la necessita' di ottimizzarne l'utilizzazione favorendo inizialmente i consumi industriali dei grandi centri del settentrione relativamente vicini. Effettuata la scelta di realizzare metanodotti di collegamento, per garantire continuita' di erogazione senza salti di stagionalita', tali infrastrutture furono costruite dalla SNAM con progressione senza precedenti.
Nel 1951, la rete dei metanodotti in opera contava gia' 1500 km e approvvigionava notevoli impianti: acciaierie Falck di Sesto San Giovanni (260.000 m3/g), stabilimenti per produzione di tubi di acciaio Dalmine (183.000 m3/g), stabilimenti Montecatini (140.000 m3/g), Azienda elettrica municipale di Milano (130.000 m3/g), SNIA Viscosa (130.000 m3/g), Pirelli (116.000 m3/g). L'analisi delle forniture per settore faceva registrare una distribuzione con i maggiori contributi alla chimica conciaria (29,82%), all'industria meccanica e siderurgica (26,85%), all'industria tessile (10,92%) e all'industria elettrica (10,52%), dove per quest'ultima il costo dell'energia elettrica prodotta per combustione di metano risultava il piu' basso a confronto con gli altri combustibili fossili (6,4 lire/kWh, di cui 3,35 da combustibile, contro 8,7 lire/kWh, di cui 4,85 da combustibile, per il petrolio, e 10,82 lire/kWh, di cui 6,55 da combustibile, per il carbone). Era in costruzione il metanodotto Cortemaggiore-Torino, da 1" (entrato in funzione nel 1952, allora la piu' grande opera infrastrutturale di questo tipo in Europa, per alimentare le industrie piemontesi e ovviamente anche la Fiat), cui seguiranno, tra gli altri, i metanodotti sempre da 16" Cortemaggiore-Genova e Cremona-Porto Marghera.
Esito di un piano di investimenti che aveva accompagnato la crescita dei consumi di gas, nel 1958 la rete metanodotti consegui' il primato della maggiore estensione in Europa occidentale, 4120 km piu' 900 km per la distribuzione urbana. Per realizzarla erano stati impiegati 200.000 t di acciaio e immobilizzazioni tecniche per un valore di 60 miliardi di lire. Dal punto di vista ingegneristico, i lavori comportarono sovrappassi fluviali, sottopassi ferroviari con armature di protezione, opere per gli incroci con vie a traffico intenso e per il superamento di livelli in quota, interventi di difesa elettrica delle condotte (ricoprimento delle tubazioni con rivestimenti isolanti, applicazione di giunti di isolamento elettrico, protezione catodica). La crescita dell'economia nazionale aveva beneficiato del forte incremento dei consumi energetici, in particolare degli idrocarburi a prezzi vantaggiosi.
Dal 1950 al 1956, il tasso di incremento dei consumi di energia (9,5%) fu superiore al pur elevato tasso d'aumento del reddito nazionale (7%). Al termine di questo periodo erano allacciate alla rete 1783 grandi utenze (industrie e comuni), che assorbivano 15 Gm3/giorno, e 1.600.000 utenze domestiche. Nel 1957, i consumi totali di energia (55 milioni di t equivalenti di carbone) furono soddisfatti al 44% da risorse interne con contributi determinanti del gas padano (5 Gm3) e del petrolio nazionale (1.300.000 t, di cui 200.000 ENI). La produzione di metano della Val Padana, sempre in aumento (6 Gm3 e 7 Gm3, negli anni 1959 e 1962), negli anni Cinquanta consenti' al Paese un risparmio complessivo di 1 miliardo di dollari in importazioni evitate di combustibili fossili e garanti' prezzi del gas sensibilmente inferiori a quelli praticati su scala non soltanto europea (nel 1961, 9 lire/m3, contro 13, 14, 16, 24 lire/m3, rispettivamente in Francia, nella costa nord-orientale degli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi Bassi).
La dinamica calmierante premio' anche i derivati del petrolio, complice in questo caso l'aumento della produzione nazionale di greggio (36.000 barili/giorno nel 1959, grazie prevalentemente alla produzione in Sicilia, dove era stato da poco valorizzato dall'ENI il ritrovamento del giacimento di Gela), malgrado l'aumento rapido dei consumi petroliferi, che avevano raggiunto il livello di 293.000 barili/giorno (1959), avesse gia' consigliato di diversificarne le strategie di approvvigionamento verso l'estero. Il prezzo dell'olio combustibile subi' nel biennio 1959-60 una riduzione da 12.597 a 10.229 lire la tonnellata sul mercato nazionale.
Sul versante della benzina, nel 1960 l'AGIP, forte di una catena di distribuzione ormai capillare che le consentiva di esercitare una politica di prezzo capace di rispondere prontamente alle oscillazioni del prezzo internazionale del petrolio, spiazzo' la concorrenza attuando una riduzione dell'ordine del 4% (5 lire su 120), procurando un riallineamento delle altre compagnie con beneficio dei consumatori di circa 15 miliardi.
Negli anni Cinquanta, la realizzazione della rete infrastrutturale metanifera nel Nord del Paese traccio' il solco per lo sviluppo successivo della politica del gas del gruppo, le cui direttive, che si riveleranno in anticipo sui tempi, furono dettate da due fattori manifestatisi diacronicamente. In primo luogo, l'aumento della domanda interna di gas e la necessita' di distribuire anche nel Meridione il combustibile per l'industrializzazione e la crescita economica indussero a incrementare la ricerca di nuove fonti sia in Italia sia all'estero. Inoltre, a partire dagli anni Novanta e sempre piu' distintamente fino ai primi anni del 21° sec., si e' imposta con sempre piu' grande evidenza la maggiore compatibilita' ambientale del metano rispetto alle altre fonti fossili per il minor impatto sui cambiamenti climatici (la sua combustione produce infatti meno anidride carbonica a causa del minore contenuto di carbonio). Tali indicazioni ambientali favorevoli trovano oggi ulteriore conferma nelle analisi previsionali energetiche IEA che vedono il gas, unico tra le fonti fossili, in crescita di consumi in tutti gli scenari condotti fino al 2035 (IEA 2012).
Accompagnato in territorio nazionale da nuove scoperte di metano, a cominciare nella seconda meta' degli anni Cinquanta dal giacimento di Ferrandina (Basilicata, circa 10 Gm3 di riserve) e da quelli offshore nel Mare Adriatico (dove furono utilizzate piattaforme di perforazione autosollevanti, jack-up, costruite dalla neonata Saipem e per la prima volta usate in Europa nel 1958 sul giacimento di Gela), il potenziamento della rete dei metanodotti fu integrato dalla realizzazione di importanti infrastrutture per l’approvvigionamento da grandi Paesi produttori.
Le importazioni da Paesi Bassi e Russia comportarono l'installazione di 1110 km di condotte da 36", con attraversamento delle Alpi per raggiungere i centri di Mortara e Sergnano rispettivamente dai confini olandese e ceco. La Saipem (Saip E Montaggi), la societa' del gruppo ENI costituita nel 1957 come potenziamento in percorso autonomo della SNAM montaggi, che acquisira' numerosi primati nelle attività di posa di condotte e perforazioni in terra e offshore, fu impegnata in sfide tecnologiche di frontiera per il completamento di tali grandi opere. Il gasdotto Transmed, lungo 2550 km, fu realizzato per trasportare metano in Italia (fino a Minerbio, nei pressi di Bologna) dal grande giacimento nel deserto algerino di Hassi M'rel (2000 Gm3 di riserve accertate). Una prima linea fu completata nel 1983, per un flusso di 12,3 Gm3 annui contrattualizzato inizialmente dall'ENI con la compagnia di Stato algerina (SONATRACH) per 25 anni. Il raddoppio del metanodotto fu portato a termine nel 1997 per ulteriori 7 Gm3 annui. La collocazione del tratto da 20" del gasdotto nel canale di Sicilia consenti' di stabilire (1980) il record mondiale di posa offshore (610 m d'acqua), con '’ausilio della nave posacondotte Castoro sei che incorporava un sistema di posizionamento dinamico di brevetto Saipem, testato in precedenza dalla nave di perforazione Saipem 2 (la prima in assoluto nel 1973 a poter operare d'inverno nel Mare del Nord). Il raddoppio del Transmed, che comporto' nel tratto offshore un aumento del diametro delle condotte a 26", rese necessario l'impiego complessivo di 1 milione e centomila t di acciaio.
Per potenziare la fornitura di gas dalla Russia meridionale attraverso la Turchia fu realizzato un altro grande progetto denominato Blue Stream. Questo gasdotto, operativo dal 2003, e' lungo 1250 km con capacità di 16 Gm3/anno e in doppia linea di condotte da 24" supera il Mar Nero raggiungendo la profondita' massima di 2150 m (record mondiale 2001), scorrendo per 200 km oltre i 2000 m. I lavori di posa in profondita' hanno previsto anche l'utilizzazione del sistema innovativo J-lay (saldatura su torre quasi verticale e varo libero in mare) eseguito dalla nave semisommergibile Saipem 7000, un mezzo ad avanzata tecnologia capace di gestire in autonomia tutte le costruzioni petrolifere in alto mare, dotato di servomotori che ne garantiscono la stabilita' anche nelle peggiori condizioni meteomarine, di veicoli sottomarini telecomandati (ROV, Remoted Operated Vehicles) e contraddistinto da capacita' di sollevamento fino a 14.000 t. L'apertura di una nuova via di approvvigionamento dai giacimenti della Libia occidentale (Bahr Essalam e Wafa), la prima a consentire l'approdo diretto del gas libico al mercato europeo, comporto' la costruzione di un successivo metanodotto da record. Il Greenstream, lungo 520 km, con diametro da 32" e una portata di 8 Gm3/anno, il piu' lungo gasdotto sottomarino del Mediterraneo (fine posa condotte nel 2004), raggiunge una profondita' massima di 1127 m per connettersi a Gela con la rete nazionale.
Complessivamente, queste grandi opere infrastrutturali hanno contribuito in modo determinante al fabbisogno di gas italiano e hanno implicato lo sviluppo di tecnologie d'eccellenza per servizi ausiliari, quale, per es., il SiRCoS, ossia un Sistema di Riparazione per Condotte Sottomarine in grado di operare fino a 2200 m di profondita' con l'ausilio di minisommergibili ROV, che comprende moduli e componenti gestiti da remoto per ripristinare la continuita' meccanica delle condotte danneggiate. La rete nazionale, gestita nel mercato liberalizzato in qualita' di operatore unico da Snam Rete Gas (controllata SNAM, di cui a sua volta l'ENI detiene ormai soltanto l'8,6%), come previsto dal d. legisl. 1° giugno 2011, e' arrivata a coprire capillarmente il territorio (salvo alcune zone residue del Mezzogiorno) con un'estensione di 32.245 km. Attraversano le sue condotte circa 80 Gm3 di gas l'anno, per un consumo di 72,8 Gm3 e una produzione interna di 8,3 Gm3 sensibilmente in calo rispetto ai massimi superiori ai 20 Gm3 dei primi anni Novanta del 20° sec. (BEN, Bilancio Energetico Nazionale, 2012).
Assicurare tali flussi nel tempo al Paese continua a essere un obiettivo non marginale dell'ENI perseguito anche attraverso l'accesso a ulteriori risorse, per es. partecipando a progetti di nuove infrastrutture di collegamento (come nel caso del gasdotto South Stream per il potenziamento del trasporto di gas dalla Russia all'Europa), per quanto l'incremento delle riserve in dotazione risponda prevalentemente alla necessita' del gruppo, pienamente inserito nel 21° sec. nelle dinamiche del mercato internazionale e quotato in borsa, di generare valore (e dividendi) per gli azionisti. Le prospettive delle attivita' di produzione sono migliorate sia definendo piani di sviluppo di nuovi giacimenti (per es., della notevole scoperta nell'offshore del Monzambico, Area 4 Mamba, 2650 Gm3 di gas in posto), sia sperimentando opzioni tecnologiche per lo sfruttamento delle risorse marginali (stranded gas) - in quanto lontane dai mercati di destinazione o di dimensioni ridotte, o di valore secondario se in associazione con il petrolio -, per es., il trasporto ad alta pressione basato sull'impiego di acciai ad alta resistenza
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