L'ITALIA NON E' UN PAESE POVERO: DALL'AGIP ALL'ENI
Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Tecnica (2013)
istituto della ENCICLOPEDIA ITALIANA, Treccani ©
di Fabio Catino
Gli albori dell'industria del petrolio in Italia. Prima dell'ENI. Enrico Mattei, il codice genetico dell'ENI. La difesa dell'oro blu di Caviaga. La prima metanizzazione del Paese e l'eredita' del gas. La conquista della petrolchimica. La visione del futuro nella forza del passato. Bibliografia
Enrico Mattei, il codice genetico dell'ENI.
Nell'immediato dopoguerra il Comitato di liberazione nazionale (CNL) assegno' il ruolo di commissario straordinario dell'A.G.I.P. a Mattei, con il compito sostanziale di liquidare l'azienda. Convergevano in questa direzione la forte matrice liberista di alcuni esponenti politici di rilievo - per es., il primo presidente del consiglio dell'Italia liberata, Ferruccio Parri, e l'autorevole don Luigi Sturzo - e gli interessi delle compagnie petrolifere anglo-americane che si richiamavano a un rispetto zelante del regime di libera concorrenza. Ostacolo principale a tale obiettivo furono proprio la figura e l'opera di Mattei che, in una fase di grave crisi economica, fu in grado di catalizzare un movimento d'opinione a favore del mantenimento statale dell'AGIP (furono eliminati i puntini dall'acronimo aziendale), facendo leva prevalentemente sulle posizioni economiche del cattolicesimo progressista lombardo (Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Enrico Falck, Orio Giacchi, Marcello Boldrini) e avvalendosi del sostegno risolutivo del ministro delle Finanze Ezio Vanoni e, infine, del nuovo presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Peraltro, anche il vicepresidente del Consiglio e ministro del Bilancio Luigi Einaudi, che di li' a poco sarebbe diventato presidente della Repubblica, si mostro' contrario alla gia' negoziata cessione per tre miliardi di lire dell'AGIP alla Edison, in quanto, da rigoroso liberista, era ostile alle concentrazioni oligopolistiche.
A partire da questa critica fase di transizione, il temperamento di Mattei, le sue finalita' improntate al bene comune economico e la sua visione organica e di lungo periodo circa l'orizzonte di sviluppo del Paese, furono determinanti nel comporre il quadro degli equilibri politico-industriali che indirizzarono le prospettive di crescita dell'azienda energetica nazionale.
Cresciuto nell'ambito di una famiglia piccolo-borghese della provincia marchigiana (il padre era maresciallo dei carabinieri a Matelica), Mattei si affermo' contando esclusivamente sulle proprie forze. Sospesi gli studi per sostenere economicamente la famiglia, dopo un periodo di lavoro in una conceria del paese di origine, che lo vide in poco tempo assumere il ruolo di direttore tecnico, si trasferi' a Milano per fondare successivamente una piccola industria chimica (Industria chimica lombarda grassi e saponi). Nel volgere di pochi anni, Mattei consolido' l'impresa che gli diede l'agiatezza economica (nel corso della sua carriera in AGIP-ENI, Mattei non percepi' mai stipendi, e dispose di devolvere i rimborsi spese a un orfanotrofio).
Nella capitale lombarda egli non si segnalo' soltanto per la sagacia imprenditoriale e coltivo' interessi culturali piu' vasti, in particolare politici, mediati dal conterraneo Marcello Boldrini (ordinario di statistica e accademico pontificio). La prossimita' con gli ambienti cattolici progressisti gli consenti' di affinare coscienza sociale, spirito civico e una visione economica ispirata alla limitazione degli eccessi del capitalismo attraverso l'intervento dello Stato. Avendo coltivato un radicato sentimento antifascista, durante l'occupazione militare tedesca fu attivamente impegnato nella guerra partigiana, assumendo incarichi di alto profilo nel CNL tanto da sfilare, alla fine della guerra, in testa al corteo del 5 maggio 1945 a Milano al fianco di altri capi partigiani (Ferruccio Parri, Luigi Longo, Raffaele Cadorna, Giovani Battista Stucchi, Fermo Solari). Alla guida dell'AGIP, constatata la consistenza del giacimento di gas metano di Caviaga, Mattei ebbe chiara visione dell'importanza strategica per lo sviluppo industriale, e conseguentemente economico'sociale della nazione, della disponibilità di una fonte energetica a basso costo.
Negli anni Quaranta, tra le maggiori cause dell'annoso ritardo industriale italiano rispetto ai piu' sviluppati Paesi europei poteva sicuramente essere addotto il costo piu' elevato dell'energia. Il carbone, la fonte energetica piu' utilizzata prima dell'avvento del petrolio, alla fine del 19° sec. era pagato al porto di Genova il doppio che in Inghilterra e Germania. Lo sviluppo dell'industria idroelettrica lungo l'arco alpino italiano, per quanto di notevole rilievo avendo stimolato la crescita delle industrie settentrionali (prevalentemente lombarde e piemontesi), non era valso a ridurre la distanza tra le condizioni economiche del Nord e del Sud del Paese. Il gas della pianura padana forni' l'opportunita' di avviare la crescita dell'azienda energetica dello Stato, secondo modalita' che Mattei seppe guidare, con intuito e lungimiranza, verso l'internazionalizzazione e puntando a conseguire il massimo grado di autonomia energetica nazionale. Fecero parte di questa strategia la diversificazione delle fonti energetiche primarie, con la pianificazione dell'incremento dell'upstream petrolifero sia in Italia sia all'estero e, successivamente, con il tentativo di sviluppo dell'energia nucleare, l'impulso all'innovazione tecnologica, con gli investimenti nella raffinazione, nella petrolchimica nascente e nell'ingegneria impiantisca a servizio delle operazioni di ricerca, coltivazione e distribuzione degli idrocarburi, la valorizzazione all'interno del gruppo della conoscenza e delle compentenze (sugellata dalla fondazione nel 1957 della Scuola superiore degli idrocarburi, oggi Scuola Enrico Mattei).
Ne conseguirono altre direttrici operative altrettanto significative: l'incremento delle attivita' di distribuzione dei prodotti petroliferi (con il corollario di grande impatto sociale dello sviluppo di servizi di qualita' per gli automobilisti); la definizione di una politica commerciale continentale che prefigurava il mercato europeo come estensione del mercato domestico; l'inaugurazione di una geopolitica del petrolio inclusiva che, ricercando la compartecipazione dei Paesi produttori allo sfruttamento industriale delle loro risorse, implico' evidenti connessioni con le dinamiche di decolonizzazione in corso in molti di essi e con i processi di sviluppo dei Paesi arretrati (in anticipo rispetto alla rubricazione politica ufficiale del problema); la necessita' di adattare l'organizzazione aziendale a un mercato che si andava delineando in forme piu' competitive.
Tali elementi, molti dei quali innovativi nel settore petrolifero tradizionalmente conservativo, furono governati da Mattei con risolutezza estrema, al limite della spregiudicatezza, come fu evidenziato da alcuni suoi detrattori, in particolare in relazione all'esercizio di strategie lobbistiche nell'ambito sia della comunicazione - l'ENI fu proprietaria di un quotidiano, "Il giorno" - sia politico (Mattei fu definito in modo superficiale e demagogico dal giornalista Indro Montanelli «corruttore incorruttibile»: cit. in Accorinti 2006, p. 216). Essi entrarono comunque a far parte del codice costitutivo dell'azienda e ancora oggi alimentano la sostanza e l'immagine di un gruppo 'diverso', che puo' affrontare, godendo di una solida eredita' in termini di credibilita' verso le istanze di rinnovamento, anche le sfide urgenti del mondo futuro, in cui la finitezza delle risorse e l'incombenza dei rischi associati ai cambiamenti climatici prospettano alle industrie delle fonti fossili un panorama radicalmente diverso rispetto a quello del 20° sec., e le obbligano a confrontarsi con la necessita' di operare una trasformazione sostanziale del paradigma energetico, nella direzione di un sistema ineludibilmente sostenibile. [pag. 5]