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fonti fossili ⊶ passato e futuro
La finitezza delle risorse, l'incombenza dei rischi associati ai cambiamenti climatici, le criticita' di ordine geopolitico prospettano alle industrie delle fonti fossili un panorama radicalmente diverso rispetto a quello del 20° sec., e le obbligano a confrontarsi con la necessita' di operare una trasformazione sostanziale del paradigma energetico, nella direzione di un sistema sostenibile. Quanto potra' essere onerosa questa possibile transizione? Potra' realizzarsi anche intermini economici vantaggiosi? E' arduo prevedere il corso degli eventi, forse impossibile, ma orientarsi nel panorama delle sfide del futuro non puo' prescindere dalla conoscenza analitica del peso e degli effetti delle scelte e delle operazioni compiute nel passato. Anche il futuro prospettato puo' condizionare il futuro in divenire. Soprattutto nel dominio dell'energia.

L'ITALIA NON E' UN PAESE POVERO: DALL'AGIP ALL'ENI
Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Tecnica (2013)
istituto della ENCICLOPEDIA ITALIANA, Treccani ©

di Fabio Catino
Gli albori dell'industria del petrolio in Italia. Prima dell'ENI. Enrico Mattei, il codice genetico dell'ENI. La difesa dell'oro blu di Caviaga. La prima metanizzazione del Paese e l'eredita' del gas. La conquista della petrolchimica. La visione del futuro nella forza del passato. Bibliografia

In una tarda serata di fine inverno del 1960, Joris Ivens, talentuoso e problematico regista olandese, presenta a Enrico Mattei (1906-1962), presidente e artefice dell'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), la versione integrale del suo film documentario L'Italia non e' un Paese povero. Era stato lo stesso Mattei a volere Ivens, considerato il piu' idoneo in una terna dei migliori documentaristi mondiali (gli altri due erano Robert Flaherty e John Grierson), per realizzare un film, da distribuire in primo luogo in televisione, il quale avesse la forza di descrivere l'impatto sulla societa' italiana della rivoluzione energetica promossa dalla scoperta del gas metano nella pianura padana. Non erano valse, a dissuadere nella scelta il presidente dell'ENI, le ragioni di opportunita' suggerite dalla matrice ideologica di Ivens, comunista e documentarista ufficiale della Terza internazionale. Assumendo il rischio di prevedibili censure RAI - che in effetti interverranno con cospicui tagli (118 m di pellicola) sul film poi andato in onda con il titolo edulcorato Frammenti di un film di Joris Ivens -, il regista olandese era stato ingaggiato confermandogli la massima liberta' artistica. In conformita' con una strategia di comunicazione dell'ENI strutturata attraverso collaborazioni eccellenti - apparterranno a questa tradizione, nel solo ambito documentaristico, Alessandro Blasetti, Bernardo Bertolucci, Gillo Pontecorvo, Sergio Zavoli, Leonardo Sciascia -, il film si avvaleva del contributo dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, autori di uno dei tre episodi di cui e' costituito, di Tinto Brass, aiuto regista, di Alberto Moravia e Corrado Sofia per i testi di commento e di Enrico Maria Salerno come voce narrante. Mattei assiste alla proiezione insieme a Pasquale Ojetti, responsabile del settore cinematografico dell'ENI, incaricato di annotare alcune osservazioni, che peraltro si rivelano marginali (per es., il disappunto per un frammento onirico, il sogno di un bambino utilizzato come espediente di raccordo narrativo per illustrare un impianto industriale). Al termine della visione, con sorpresa e sconcerto dell'autore in attesa di riscontro, l'illustre committente si esime tuttavia dall'esprimere un giudizio. Mattei, che aveva espressamente richiesto un prodotto di prestigio, ma anche in un certo senso 'militante', si vede probabilmente superato nelle sue stesse intenzioni. Il film, dal riconosciuto valore artistico, mentre promuove l'azione di sviluppo e di modernizzazione sociale operata dall'industria petrolifera nazionale, descrive per alcuni versi un contesto di estrema arretratezza culturale e di miseria. Assumendo anche un valore antropologico, la pellicola documenta, infatti, con toni di realismo lirico di rara intensita', la condizione di indigenza e di disperazione in cui versavano le popolazioni rurali di alcune regioni meridionali d'Italia (per es., lo stato d'abbandono di un neonato appartenente a una famiglia numerosa a mezzadria in Lucania, assalito da mosche in una spelonca buia e umida). L'Italia non e' un Paese povero non avra' un percorso facile. Apprezzato da Mattei, almeno secondo alcune testimonianze e per quanto si puo' dedurre da una prima distribuzione internazionale della versione integrale del film (seppur limitatamente ad ambiti istituzionali), precedente alla sua diffusione televisiva in formato ridotto, il film non fu catalogato ufficialmente nella cineteca ENI. La sua versione originale, conservata presso il Nederlands filmmuseum di Amsterdam, e' stata acquisita dalla Cineteca nazionale di Roma soltanto nel 1997, alimentando poi peraltro interessanti ricerche filologiche (Frescani 2012). Tuttavia ancora oggi, anzi forse in modo piu' eloquente, il lavoro di Ivens e' capace di svelare la portata del cambiamento avvenuto negli anni Cinquanta nella societa' italiana: misurando la distanza tra le prospettive di sviluppo economico e culturale, in buona parte gia' allora confermate, offerte dalla disponibilita' delle fonti energetiche primarie, e la condizione di sudditanza marginale cui condanna la loro carenza, rivela che l'Italia si e' emancipata dal destino di un Paese a economia rurale. Nel 1960, l'ENI, protagonista di questa traformazione, e' gia' un gruppo industriale integrato e manifesta pienamente quelle caratteristiche distintive che gli consentiranno di gestire gli stravolgimenti geopolitici ed economici della seconda meta' del 20º sec. conseguendo e poi mantenendo il profilo di gruppo leader del settore energetico su scala mondiale. [pag. 2]

L'ILLUSIONE DEL NUCLEARE
Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Tecnica (2013)
istituto della ENCICLOPEDIA ITALIANA, Treccani ©

di Fabio Catino
Agli albori del nucleare italiano, eccellenza e foschi presagi. Il primo impulso alla pianificazione, il CISE e i suoi risultati. Le implicazioni militari e la 'strategia nucleare' italiana in politica estera. la nascita dei comitati nazionali e il dibattito culturale verso la nazionalizzazione. L'epoca d'oro del nucleare italiano. La nazionalizzazione dell'energia elettrica, il caso Ippolito e l'inizio del declino. Da cernobyl' a Fukushima: rischio nucleare e sua percezione. Qualcosa rimane. Opere. Bibliografia

Il 26 aprile del 1986, alle 01:24 (ora locale) esplode l'edificio che contiene il reattore nucleare della centrale di potenza di Cernobyl' (Ucraina, allora Unione Sovietica). Una catena di eventi procurata da imperizia umana, che ha coinvolto un impianto non caratterizzato da massimi livelli di sicurezza, ha provocato l.'incidente nucleare 'perfetto'. L'impatto sull'opinione pubblica mondiale e' simultaneo e sensazionale e prescinde, nell'immediato periodo dopo l'incidente, dalle cause del disastro. L'onda dell'orrore raggiunge rapidamente ogni parte dell'ecumene industrializzato evocando l'immagine dell'olocausto nucleare e precede la nube radioattiva che nei giorni successivi sara' rilevata su tutto l'emisfero settentrionale del pianeta. Il nocciolo che arde a cielo aperto ad altissima temperatura (circa 2000 °C), le ceneri, le polveri e i gas radioattivi che salgono in quota a qualche chilometro, tirati dal potente effetto camino, richiamano gli spettri prometeici che popolano il subconscio dell'uomo moderno dopo le esplosioni delle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki.
Le conseguenze sulle prospettive del nucleare sono notevoli, in modo particolare in Italia, dove vengono messe in atto misure con ripercussioni determinanti sulla struttura del sistema energetico. E' il canto del cigno del programma nucleare italiano. Gia' indebolito dalla pluriennale incertezza nelle politiche di indirizzo industriale e dal farraginoso assetto nella configurazione degli organi istituzionali di coordinamento e di controllo del settore (mai risolto con tempismo rispetto alle necessita' di ordine generale, nelle more di equilibri funzionali a esigenze particolari), il nucleare nazionale per usi pacifici, che pur nelle difficolta' e nelle controversie aveva vissuto una fase 'spontaneistica' di notevole sviluppo conclusasi nel 1964 con il conseguimento del record di terzo Paese occidentale per potenza nucleare installata (preceduto soltanto da Stati Uniti e Gran Bretagna), e' sostanzialmente accantonato nel 1987 per via referendaria.
Non interpellando i cittadini esplicitamente sulla liceita' dell'energia nucleare per usi pacifici, i referendum ne decretano l'abolizione facendo leva sulle norme impopolari previste dal legislatore a salvaguardia delle procedure per la localizzazione degli impianti. L'esito plebiscitario della consultazione conferma la larga diffusione delle tesi antinucleari propugnate dai movimenti ambientalisti in grande crescita dagli anni Settanta, che traevano forza ancora dall'eco dei recenti movimenti di protesta contro il dispiegamento in Italia dei missili statunitensi a testate nucleari Cruise, anche con il sostegno di avanguardie culturali in funzione di opinion leader.
Se ne era avuta riprova pochi anni prima con il film statunitense The China syndrome (1979, Sindrome cinese) di James Bridges, un'opera dichiaratamente di denuncia riguardo i rischi del nucleare che aveva beneficiato di una 'fortunata' coincidenza: essere presentata nelle sale precedendo soltanto di dodici giorni il primo significativo incidente nucleare della storia (Three Mile Island, Stati Uniti, 28 marzo 1979). La trama, incentrata sulla circostanza realistica di un possibile malfunzionamento, coperto per ragioni economiche, tale da mettere a repentaglio la sicurezza della centrale con annessa minaccia di fusione del combustibile nucleare (nocciolo) e disastro ambientale conseguente, accredita peraltro, per potenza di suggestione filmica, un'ipotesi scientificamente assurda, ossia che la completa fusione del nocciolo possa comportare la perforazione in fusione contaminante degli strati rocciosi sottostanti fino alle estreme conseguenze di trapassare mantello e nucleo terrestri per raggiungere gli antipodi (la cosiddetta sindrome cinese). Distorsioni di questo tipo saranno frequenti nel dibattito pubblico italiano sulla questione nucleare, spesso condizionato da pulsioni sensazionalistiche e/o da ravvedimenti autorevoli di matrice fideistica. Non casualmente le scelte ostative su indicazione popolare seguiranno a breve giro i due piu' gravi incidenti nucleari di risonanza globale.
Oltre vent'anni dopo i referendum del 1987, trascorso un oblio caratterizzato per le applicazioni industriali dalla cura della dismissione degli impianti e dalla gestione dei rifiuti radioattivi, in cui soltanto il settore della ricerca aveva trovato interesse per l'innovazione dei sistemi nucleari, nel vivo di una campagna per la riattivazione di un programma nucleare nazionale, in un contesto dai contorni geopolitici, economici e ambientali completamente rinnovati che avrebbe richiesto valutazioni critiche aggiornate e libere da qualsivoglia spinta revanscista, il drammatico incidente occorso nella centrale di Fukushima (Giappone, marzo 2011) interviene come elemento dirimente primario e soffoca sul nascere tale prospettiva. La dinamica dell'incidente amplia la gamma degli eventi potenzialmente catastrofici, rinforzando le tesi antinucleariste: questa volta la causa e' un fenomeno naturale (tsunami), di proporzioni superiori a quelle previste dalle specifiche progettuali di sicurezza dell'impianto. Una nuova tornata referendaria (giugno 2011) respinge ancora lo sfruttamento dell'energia nucleare. Industria e ricerca nucleari rimangono ai margini del settore energetico nazionale, anche se non ne e' escluso in futuro un rilancio, pronosticabile per il possibile aumento del rischio sicurezza energetica e per l'incombenza del problema climatico (fattori entrambi associati all'uso intensivo dei combustibili fossili). [pag. 2]

I LUOGHI DELL'ENERGIA
Progetto documentaristico sui luoghi dell'energia (2016)
la storia nasce dal luogo

Un'idea © di Fabio Catino e Pietro Reggiani
Introduzione. Metodologia di lavoro. Una distribuzione elastica per veicolare il prodotto nella rete. Bibliografia

Se esiste un parametro che consente di includere e rilevare i vari aspetti della trasformazione procurata sulle comunita' e sui territori degli uomini dal confronto effettivo e talvolta drammatico tra dimensione locale e dimensione globale degli artifici e degli artefatti, che caratterizza il presente, questo strumento di indagine si puo' inequivocabilmente trovare nell'osservazione dei rapporti tra fonti energetiche e luoghi di elezione per il loro sfruttamento. Anche i rischi e le opportunita' che si riverberano dall'ordine dei domini generali sull'alea degli individui sono mutuati da fattori globali, variamente interconnessi e comunque in qualche modo condizionati da fattori energetici.
L'energia oltre ad alimentare in senso stretto i processi che favoriscono lo sviluppo economico, plasma e caratterizza i luoghi nei quali e' prodotta, trasportata, distribuita, trasformata o consumata, definendone lo spazio funzionale per nuove relazioni sociali. La presenza di una fonte energetica, e delle infrastrutture industriali connesse, diventa pertanto un tratto significativo di un territorio entrando a far parte anche del suo tipico corredo culturale spesso in forma iconica. E' stato cosi' nel recente passato italiano, negli anni della prima metanizzazione del Paese e poi in quelli della piena affermazione dell'industria petrolchimica. Allo stesso modo sara' probabilmente anche nel prossimo futuro, quando saranno evidenti i segni di una transizione energetica quanto mai prima annunciata.
Rintracciando sul campo questi lineamenti, attraverso l'uso di frammenti audiovisivi (originali e di repertorio) e brani narrativi, abbiamo l'intento di ricostruire i contorni dell'evoluzione del territorio, del paesaggio e dei tratti antropici (sociali, economici e culturali) in luoghi italiani significativi per aver accolto sistemi energetici di rilievo e poi interagito con essi (a partire, per es., da Caviaga). Proporre a un pubblico ampio il racconto 'storicizzato' dell'impatto dell'energia sulle comunita' in cui viene prodotta, con gli effetti a scala maggiore sul sistema economico piu' esteso e le ricadute di varia natura nell'ambito locale. Raccogliere, registrare, ordinare e rappresentare i fatti, le vicende e le suggestioni che hanno caratterizzato la relazione tra disponibilita' delle risorse energetiche e il corso della societa' italiana letto attraverso la lente particolare delle comunita' locali.
Rintracciare nelle storie di ieri il senso di continuita' verso gli orizzonti dello sviluppo nuovo [...]

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