approfondimenti tematici
Petrolio - Industria. Mercato. Prospettive della decarbonizzazione, in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Istituto della Enciclopedia Italiana, Treccani © (2024).
Siglato da 54 grandi compagnie petrolifere, fornitrici di
circa il 50% della produzione mondiale di greggio, l'accordo
OGDC sollecita i contraenti a realizzare investimenti e
interventi lungo l'intera filiera industriale volti a ridurre
sostanzialmente le emissioni di gas serra in atmosfera, per
conseguire in ultimo l'allineamento del settore verso i programmi
generali di decarbonizzazione (v.). L'orizzonte cosi'
delineato implica condizionamenti macroeconomici e geopolitici
di portata globale, per un ambito gia' attraversato
nell'ultimo decennio da trasformazioni rilevanti di ordine
industriale, finanziario e politico: per es., il rovesciamento
dei flussi delle esportazioni dal Medio Oriente, prima prevalentemente
diretti verso gli Stati Uniti e altre mete occidentali
e ora in gran parte verso la Cina e diversi Paesi del
quadrante Asia-Pacifico; oppure il processo, non disgiunto
dalla precedente dinamica, di abbandono del dollaro come
valuta di scambio nelle transazioni petrolifere, alimentato
anche dall'Arabia Saudita. Il settore critico della crescita
economica dell'ultimo secolo, che fornisce la commodity
(v. COMMODITIES) piu' rilevante (circa il 39% del valore di
tutte le materie prime scambiate al mondo, Pawlowski,
Rechtsteiner, Schabram 2024) e alimenta l'industria essenziale
della petrolchimica, per la prima volta e' sottoposto a
un fattore esogeno rispetto ai parametri economici abituali
di pianificazione e gestione (disponibilita' e accessibilita' geopolitica delle risorse, costi di sfruttamento, previsioni di
investimento, impatto ambientale locale ecc.) [... Fabio Catino, Petrolio - Treccani ...]
L'Ialia non e' un Paese povero: dall'Agip all'Eni - Gli albori dell'industria del petrolio in Italia. Prima dell'ENI. Enrico Mattei, il codice genetico dell'ENI. La difesa dell'oro blu di Caviaga. La prima metanizzazione del Paese e l'eredita' del gas. La conquista della petrolchimica. La visione del futuro nella forza del passato, in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Tecnica (2013), Istituto della Enciclopedia Italiana, Treccani © (2013).
In una tarda serata di fine inverno del 1960, Joris Ivens, talentuoso e problematico regista olandese, presenta a Enrico Mattei (1906-1962), presidente e artefice dell'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), la versione integrale del suo film documentario L'Italia non e' un Paese povero. Era stato lo stesso Mattei a volere Ivens, considerato il piu' idoneo in una terna dei migliori documentaristi mondiali (gli altri due erano Robert Flaherty e John Grierson), per realizzare un film, da distribuire in primo luogo in televisione, il quale avesse la forza di descrivere l'impatto sulla societa' italiana della rivoluzione energetica promossa dalla scoperta del gas metano nella pianura padana.
Non erano valse, a dissuadere nella scelta il presidente dell'ENI, le ragioni di opportunita' suggerite dalla matrice ideologica di Ivens, comunista e documentarista ufficiale della Terza internazionale. Assumendo il rischio di prevedibili censure RAI - che in effetti interverranno con cospicui tagli (118 m di pellicola) sul film poi andato in onda con il titolo edulcorato Frammenti di un film di Joris Ivens -, il regista olandese era stato ingaggiato confermandogli la massima liberta' artistica.
In conformita' con una strategia di comunicazione dell'ENI strutturata attraverso collaborazioni eccellenti - apparterranno a questa tradizione, nel solo ambito documentaristico, Alessandro Blasetti, Bernardo Bertolucci, Gillo Pontecorvo, Sergio Zavoli, Leonardo Sciascia -, il film si avvaleva del contributo dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, autori di uno dei tre episodi di cui e' costituito, di Tinto Brass, aiuto regista, di Alberto Moravia e Corrado Sofia per i testi di commento e di Enrico Maria Salerno come voce narrante. Mattei assiste alla proiezione insieme a Pasquale Ojetti, responsabile del settore cinematografico dell'ENI, incaricato di annotare alcune osservazioni, che peraltro si rivelano marginali (per es., il disappunto per un frammento onirico, il sogno di un bambino utilizzato come espediente di raccordo narrativo per illustrare un impianto industriale).
Al termine della visione, con sorpresa e sconcerto dell'autore in attesa di riscontro, l'illustre committente si esime tuttavia dall'esprimere un giudizio. Mattei, che aveva espressamente richiesto un prodotto di prestigio, ma anche in un certo senso 'militante', si vede probabilmente superato nelle sue stesse intenzioni.
Il film, dal riconosciuto valore artistico, mentre promuove l'azione di sviluppo e di modernizzazione sociale operata dall'industria petrolifera nazionale, descrive per alcuni versi un contesto di estrema arretratezza culturale e di miseria. Assumendo anche un valore antropologico, la pellicola documenta, infatti, con toni di realismo lirico di rara intensita', la condizione di indigenza e di disperazione in cui versavano le popolazioni rurali di alcune regioni meridionali d'Italia (per es., lo stato d'abbandono di un neonato appartenente a una famiglia numerosa a mezzadria in Lucania, assalito da mosche in una spelonca buia e umida).
L'Italia non e' un Paese povero non avra' un percorso facile. Apprezzato da Mattei, almeno secondo alcune testimonianze e per quanto si puo' dedurre da una prima distribuzione internazionale della versione integrale del film (seppur limitatamente ad ambiti istituzionali), precedente alla sua diffusione televisiva in formato ridotto, il film non fu catalogato ufficialmente nella cineteca ENI. La sua versione originale, conservata presso il Nederlands filmmuseum di Amsterdam, e' stata acquisita dalla Cineteca nazionale di Roma soltanto nel 1997, alimentando poi peraltro interessanti ricerche filologiche (Frescani 2012). Tuttavia ancora oggi, anzi forse in modo piu' eloquente, il lavoro di Ivens e' capace di svelare la portata del cambiamento avvenuto negli anni Cinquanta nella societa' italiana: misurando la distanza tra le prospettive di sviluppo economico e culturale, in buona parte gia' allora confermate, offerte dalla disponibilita' delle fonti energetiche primarie, e la condizione di sudditanza marginale cui condanna la loro carenza, rivela che l'Italia si e' emancipata dal destino di un Paese a economia rurale.
Nel 1960, l'ENI, protagonista di questa traformazione, e' gia' un gruppo industriale integrato e manifesta pienamente quelle caratteristiche distintive che gli consentiranno di gestire gli stravolgimenti geopolitici ed economici della seconda meta' del 20º sec. conseguendo e poi mantenendo il profilo di gruppo leader del settore energetico su scala mondiale [ ... Fabio Catino, L'Italia non e' un Paese povero - Treccani]
L'Illusione del nucleare - Agli albori del nucleare italiano, eccellenza e foschi presagi. Il primo impulso alla pianificazione, il CISE e i suoi risultati. Le implicazioni militari e la 'strategia nucleare' italiana in politica estera. la nascita dei comitati nazionali e il dibattito culturale verso la nazionalizzazione. L'epoca d'oro del nucleare italiano. La nazionalizzazione dell'energia elettrica, il caso Ippolito e l'inizio del declino. Da cernobyl' a Fukushima: rischio nucleare e sua percezione. Qualcosa rimane, in
Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Tecnica,
Istituto della Enciclopedia Italiana, Treccani © (2013).
Il 26 aprile del 1986, alle 01:24 (ora locale) esplode l'edificio che contiene il reattore nucleare della centrale di potenza di Cernobyl' (Ucraina, allora Unione Sovietica). Una catena di eventi procurata da imperizia umana, che ha coinvolto un impianto non caratterizzato da massimi livelli di sicurezza, ha provocato l.'incidente nucleare 'perfetto'. L'impatto sull'opinione pubblica mondiale e' simultaneo e sensazionale e prescinde, nell'immediato periodo dopo l'incidente, dalle cause del disastro. L'onda dell'orrore raggiunge rapidamente ogni parte dell'ecumene industrializzato evocando l'immagine dell'olocausto nucleare e precede la nube radioattiva che nei giorni successivi sara' rilevata su tutto l'emisfero settentrionale del pianeta. Il nocciolo che arde a cielo aperto ad altissima temperatura (circa 2000 °C), le ceneri, le polveri e i gas radioattivi che salgono in quota a qualche chilometro, tirati dal potente effetto camino, richiamano gli spettri prometeici che popolano il subconscio dell'uomo moderno dopo le esplosioni delle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki.
Le conseguenze sulle prospettive del nucleare sono notevoli, in modo particolare in Italia, dove vengono messe in atto misure con ripercussioni determinanti sulla struttura del sistema energetico. E' il canto del cigno del programma nucleare italiano. Gia' indebolito dalla pluriennale incertezza nelle politiche di indirizzo industriale e dal farraginoso assetto nella configurazione degli organi istituzionali di coordinamento e di controllo del settore (mai risolto con tempismo rispetto alle necessita' di ordine generale, nelle more di equilibri funzionali a esigenze particolari), il nucleare nazionale per usi pacifici, che pur nelle difficolta' e nelle controversie aveva vissuto una fase 'spontaneistica' di notevole sviluppo conclusasi nel 1964 con il conseguimento del record di terzo Paese occidentale per potenza nucleare installata (preceduto soltanto da Stati Uniti e Gran Bretagna), e' sostanzialmente accantonato nel 1987 per via referendaria.
Non interpellando i cittadini esplicitamente sulla liceita' dell'energia nucleare per usi pacifici, i referendum ne decretano l'abolizione facendo leva sulle norme impopolari previste dal legislatore a salvaguardia delle procedure per la localizzazione degli impianti. L'esito plebiscitario della consultazione conferma la larga diffusione delle tesi antinucleari propugnate dai movimenti ambientalisti in grande crescita dagli anni Settanta, che traevano forza ancora dall'eco dei recenti movimenti di protesta contro il dispiegamento in Italia dei missili statunitensi a testate nucleari Cruise, anche con il sostegno di avanguardie culturali in funzione di opinion leader.
Se ne era avuta riprova pochi anni prima con il film statunitense The China syndrome (1979, Sindrome cinese) di James Bridges, un'opera dichiaratamente di denuncia riguardo i rischi del nucleare che aveva beneficiato di una 'fortunata' coincidenza: essere presentata nelle sale precedendo soltanto di dodici giorni il primo significativo incidente nucleare della storia (Three Mile Island, Stati Uniti, 28 marzo 1979). La trama, incentrata sulla circostanza realistica di un possibile malfunzionamento, coperto per ragioni economiche, tale da mettere a repentaglio la sicurezza della centrale con annessa minaccia di fusione del combustibile nucleare (nocciolo) e disastro ambientale conseguente, accredita peraltro, per potenza di suggestione filmica, un'ipotesi scientificamente assurda, ossia che la completa fusione del nocciolo possa comportare la perforazione in fusione contaminante degli strati rocciosi sottostanti fino alle estreme conseguenze di trapassare mantello e nucleo terrestri per raggiungere gli antipodi (la cosiddetta sindrome cinese). Distorsioni di questo tipo saranno frequenti nel dibattito pubblico italiano sulla questione nucleare, spesso condizionato da pulsioni sensazionalistiche e/o da ravvedimenti autorevoli di matrice fideistica. Non casualmente le scelte ostative su indicazione popolare seguiranno a breve giro i due piu' gravi incidenti nucleari di risonanza globale.
Oltre vent'anni dopo i referendum del 1987, trascorso un oblio caratterizzato per le applicazioni industriali dalla cura della dismissione degli impianti e dalla gestione dei rifiuti radioattivi, in cui soltanto il settore della ricerca aveva trovato interesse per l'innovazione dei sistemi nucleari, nel vivo di una campagna per la riattivazione di un programma nucleare nazionale, in un contesto dai contorni geopolitici, economici e ambientali completamente rinnovati che avrebbe richiesto valutazioni critiche aggiornate e libere da qualsivoglia spinta revanscista, il drammatico incidente occorso nella centrale di Fukushima (Giappone, marzo 2011) interviene come elemento dirimente primario e soffoca sul nascere tale prospettiva. La dinamica dell'incidente amplia la gamma degli eventi potenzialmente catastrofici, rinforzando le tesi antinucleariste: questa volta la causa e' un fenomeno naturale (tsunami), di proporzioni superiori a quelle previste dalle specifiche progettuali di sicurezza dell'impianto. Una nuova tornata referendaria (giugno 2011) respinge ancora lo sfruttamento dell'energia nucleare. Industria e ricerca nucleari rimangono ai margini del settore energetico nazionale, anche se non ne e' escluso in futuro un rilancio, pronosticabile per il possibile aumento del rischio sicurezza energetica e per l'incombenza del problema climatico (fattori entrambi associati all'uso intensivo dei combustibili fossili). [ ... Fabio Catino, L'Illusione del nucleare - Treccani ...]
Politiche e strumenti per gli obiettivi clima-energia al 2030, F. Catino, A. Gerbeti, M. Falcone, F. Scalia, A. Zaghi, AIEE (Associazione italiana economisti dell'energia), 2020.
Le fossili non si salvano dai cambiamenti climatici, QualEnergia (online), 2011.
Bioeconomia, Lessico dell'Economia, Treccani, Roma 2012.
©F.Catino - credits: - contatto@posta
MANIFESTOLIBERAITALIA, per liberare l'Italia da clientelismo e nepotismo, contro il declino culturale per un Paese moderno
interventi
Forte movimento, Radio Tre scienza, 30 maggio 2012 [ ... ]
Il metano ci prende la mano?, Radio Tre scienza, 21 aprile 2011 [ ... ]
Fotovoltaico diffuso per un ciclo economico espansivo, Ecoradio, 4 settembre 2009 [ ... ]
Cittadinanza attiva, un ciclo economico espansivo per le energie rinnovabili, Roma 21 giugno 2009 (fotovoltaico diffuso-gruppi d'acquisto solidale per le energie rinnovabili). Un progetto che consente di generare valori quali attivazione e sostegno di un ciclo economico sostenibile, espansione di capacita' finanziarie a tasso solidale, incremento di qualita' ambientale e territoriale, sviluppo del contributo attivo democratico. Attraverso la condivisione sinergica di un modello, quattro soggetti possono mettere in opera una strategia di progresso realistica e locale che vale, in quanto caratterizzata da fattori descrivibili in termini di legge di scala, anche e forse a maggior ragione a livello globale [ ... ]
Capitalismo naturale, contraddizione in termini o realta', intervento al convegno Verso il capitalimo naturale, Firenze 28 aprile 2004 [ ... ]